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Sansovino, il.

(pseudonomo di Jàcopo Tatti). Architetto e scultore italiano. Allievo di A. Cantucci, detto il Sansovino, ne ereditò il toponimico. Seguì il maestro a Roma (1505), entrando in contatto con l'architettura di Bramante e Raffaello. Le opere eseguite nel periodo del suo ritorno a Firenze (1511-17) testimoniano una progressiva tendenza a staccarsi dalla lezione scultorea di A. Sansovino per accostarsi all'esempio michelangiolesco (San Jacopo Apostolo, Firenze, duomo; Bacco, Firenze, Museo Nazionale). Sconfitto da Michelangelo nel concorso per la facciata di San Lorenzo, il S. ritornò a Roma nel 1518 e vi realizzò il San Giacomo di Compostela (Santa Maria di Monserrato) e la cosiddetta Madonna del Parto (Sant'Agostino), dove traspare una tensione verso forme classiche, permeate da un gusto pittorico rivelato dai contrasti di luce. Come architetto, a Roma vinse il concorso (1519) per il progetto di San Giovanni dei Fiorentini, proponendo uno schema a pianta centrale, poi non realizzato. Fuggito a Venezia dopo il sacco del 1527, vi soggiornò fino alla morte, realizzando le sue opere migliori e diventando una delle figure centrali dell'architettura veneziana del Cinquecento. Legatosi a Tiziano e Aretino, il S. affinò ulteriormente la sua sensibilità pittorica, com'è testimoniato da opere come la Madonna con Bambino dell'Arsenale (1534) o i rilievi plastici della Miracolosa guaritrice della giovane Caprilla (1535, Padova, basilica del santo). Egli contribuì in modo determinante a introdurre a Venezia il cosiddetto Classicismo romano, a cui si ispirerà anche l'opera veneziana di M. Sanmicheli. Nella ricostruzione della Piazzetta di San Marco, il S. riuscì ad armonizzare gli stili diversi che caratterizzavano le architetture preesistenti. In opere quali il completamento delle Procuratie Vecchie (1529), la Zecca (1535-47), la Loggetta di San Marco, la libreria Marciana (1536-60), organizzò gli elementi architettonici (loggiati, archi, finestre, colonne) contrapponendoli a blocchi di pietra grezza e bugnati di matrice bramantesca, ottenendo effetti pittorici di luce e di chiaroscuro. Nella città lagunare realizzò inoltre l'imponente palazzo Corner della Ca' Grande (1533 circa - 1566), le Fabbriche Nuove di Rialto (1554-57 circa); sulla terraferma costruì la villa Garzoni (1530-40 circa), la cui loggia centrale con ordini sovrapposti, inseriti nel compatto fronte principale, sembra evocare, dall'esterno, le tipologie in uso nel Quattrocento toscano. Tra gli ultimi lavori del S., la Scala d'Oro di palazzo ducale (1557-58, con M. Sanmicheli) e la porta di bronzo della Sacrestia di San Marco, dove il S. raffigurò la Resurrezione e la Deposizione (1562-63) (Firenze 1486 - Venezia 1570).